La dama rossa

L’idea per li romanzo nasce da una visita al museo criminologico di Roma nel quale è ancora conservato lo scheletro di una donna in ceppi che, pare, fu ritrovato negli anni Trenta a Poggio Catino in Sabina in un palazzo nobiliare.
La donna, vissuta agli inizi del XVI secolo, era stata incatenata e murata viva e fu ritrovata dopo più di 400 anni.

A quanto pare c’è molto mistero attorno a questo scheletro che qualcuno dice d’essere, in realtà, quello di un uomo usato senza tanto pensare alla veridicità storica dai fascisti che volevano allestire velocemente un museo criminologico che ancora Roma non aveva.

Una storia del genere unita mia passione per la storia dell’arte e le sciarade non poteva che mettere subito in moto la mia fantasia di romanziere e così ho cominciato a scrivere il romanzo immaginando che questa donna avesse lasciato delle carte segrete ai posteri.

Al museo, dato il colore delle ossa, lo scheletro è noto come quello della dama bianca ma, visto che io le ho voluto regalare una storia, un amore, passione, sangue e carne per me non poteva che diventare La dama rossa.

Il romanzo è costruito su linee temporali parallele, una nel 1938 quando lo scheletro viene ritrovato, e l’Italia fascista ha già promulgato le leggi razziali, l’altra agli inizi del Cinquecento quando la dama rossa vive, ama e muore.

Si tratta di un romanzo storico a enigma in cui c’è da risolvere attraverso l’arte una sciarada che porterà a una scoperta eccezonale e grandemente simbolica.

Che altro dire? Buona caccia al tesoro!

La trama

1938. Nell’anno in cui il duce emana le leggi razziali e il rombo della guerra si fa sempre più vicino, la giovane studiosa di storia dell’arte Letizia Cantarini lavora con passione al restauro di un palazzo nobiliare vicino a Roma insieme a due colleghi. Dietro una parete, i tre scoprono una stanza segreta dove giacciono i resti di una donna murata viva circa cinquecento anni prima. Sul pavimento, accanto alla condannata a morte, di cui ancora si scorgono lembi di tessuto rosso come la porpora, alcuni fogli: le sue memorie e un enigma.
Letizia però non ha il tempo di studiare le carte della misteriosa “Dama rossa” vissuta alla corte di Alessandro VI Borgia, che un gruppo di miliziani fascisti, guidati dall’affascinante capitano de’ Risis, giunge a interrompere i lavori. È evidente che il ritrovamento della camera segreta desta un interesse non solo archeologico.
Letizia e i colleghi capiscono di aver portato alla luce non tanto i resti del tesoro degli Olgiati ¿ la famiglia cui apparteneva il palazzo ¿ ma qualcosa di ben più prezioso. Inizia così una fuga indiavolata, un’avventura travolgente che vedrà i tre amici alle prese con un favoloso rompicapo: una sciarada composta nel Rinascimento che li porterà fino in Spagna, all’Alhambra, sulle tracce della Dama rossa e di un inimmaginabile tesoro. I protagonisti, separati dagli eventi – uno dei tre è ebreo e dovrà nascondersi dal furore fascista -, rischieranno la vita per scoprire e proteggere lo straordinario segreto. Giada Trebeschi scrive un libro avvincente, in cui al rigore della ricostruzione storica si accompagna una scoppiettante capacità d’invenzione romanzesca, sorretta da personaggi magnificamente tratteggiati. Una storia capace di accompagnarci attraverso le ombre e le luci della grande Storia per capire, ricordare e, un poco, sognare.